
Nella vita tutti frequentiamo luoghi che ci sono molto familiari, appartengono alla nostra quotidianità, spesso fanno parte del nostro panorama mentale da moltissimi anni o addirittura dalla nascita, tanto che non li notiamo nemmeno più, non ci fermiamo a riflettere su di essi perché li diamo del tutto per scontati. E succede a volte che, un bel giorno, ci viene fatto notare un aspetto rilevante che riguarda uno di questi luoghi, o magari ci capita di arrivare autonomamente, per una concatenazione di cause, a ragionarci su. E ci si stupisce di non aver mai assegnato a quel fatto la giusta importanza pur avendolo sempre conosciuto benissimo, oppure ci si rende conto che sarebbe bastato fare uno più uno per arrivare a una conclusione interessante, ma che non lo si è mai fatto.
Bene, oggi vi voglio parlare di due occasioni diverse in cui questa cosa è successa a me e ha riguardato due caratteristiche salienti della parte di Adriatico in cui sono nato e vivo da sempre.
Alla prima di queste cose proprio non avevo mai pensato per trenta e più anni della mia vita. L'ho letto un giorno su una guida “turistica” di una città che è la meno turistica che io conosca, Monfalcone, anzi è forse l'unica non turistica di un territorio dove praticamente ogni luogo riveste per il viaggiatore un qualche genere di interesse. E dopo averla letta sono rimasto folgorato: in mezzo secondo mi sono reso conto di come la cosa fosse ovvia, vera, scontata, ma anche particolare, curiosa, interessante e costituisse spunto di riflessione... ma che non l'avevo mai fatta entrare nella parte conscia della mia mente.
Si tratta del fatto che a Monfalcone si trova il punto più a nord del Mar Mediterraneo.
Proprio così. E per il preciso limite nord io, come tutti i monfalconesi e tutti coloro che gravitano attorno alla città, sono passato e passo migliaia di volte, spesso in maniera quasi ossessiva, anche perché da qualunque parte tu voglia andare in città o nei dintorni, devi transitare di lì per forza, essendo quello un punto di snodo del traffico veicolare. Sto parlando del punto in cui termina il canale navigabile Valentinis, il quale parte dal mare aperto per arrivare fino all'incrocio fra Via Boito-Via Verdi e Viale Cosulich-Viale San Marco. Uno snodo di tutto rispetto: da una parte si raggiunge l'importantissimo Cantiere navale, dove vengono costruite le navi da crociera più grandi del mondo, dall'altra si va verso Trieste, dall'altra ancora verso il resto d'Italia.
Provate a pensare a tutto il Mediterraneo, alla sua diversità e ricchezza ed alla diversità e ricchezza delle terre che bagna, sotto ogni punto di vista. Pensate alla Storia antica, alla potenza di Roma, alla storia medievale e moderna d'Europa. Pensate alle religioni, alle culture, ai migranti. Pensate a mille altri aspetti legati a questo mare immenso e cosa esso ha rappresentato e cosa rappresenta. Ecco, questo mare, nella sua parte settentrionale, “finisce” proprio in questo punto. E, sono convinto, il 99% di chi ci passa davanti, e magari ci è passato da una vita, non ci ha mai pensato o addirittura non l'ha mai saputo.
Bene, oggi vi voglio parlare di due occasioni diverse in cui questa cosa è successa a me e ha riguardato due caratteristiche salienti della parte di Adriatico in cui sono nato e vivo da sempre.
Alla prima di queste cose proprio non avevo mai pensato per trenta e più anni della mia vita. L'ho letto un giorno su una guida “turistica” di una città che è la meno turistica che io conosca, Monfalcone, anzi è forse l'unica non turistica di un territorio dove praticamente ogni luogo riveste per il viaggiatore un qualche genere di interesse. E dopo averla letta sono rimasto folgorato: in mezzo secondo mi sono reso conto di come la cosa fosse ovvia, vera, scontata, ma anche particolare, curiosa, interessante e costituisse spunto di riflessione... ma che non l'avevo mai fatta entrare nella parte conscia della mia mente.
Si tratta del fatto che a Monfalcone si trova il punto più a nord del Mar Mediterraneo.
Proprio così. E per il preciso limite nord io, come tutti i monfalconesi e tutti coloro che gravitano attorno alla città, sono passato e passo migliaia di volte, spesso in maniera quasi ossessiva, anche perché da qualunque parte tu voglia andare in città o nei dintorni, devi transitare di lì per forza, essendo quello un punto di snodo del traffico veicolare. Sto parlando del punto in cui termina il canale navigabile Valentinis, il quale parte dal mare aperto per arrivare fino all'incrocio fra Via Boito-Via Verdi e Viale Cosulich-Viale San Marco. Uno snodo di tutto rispetto: da una parte si raggiunge l'importantissimo Cantiere navale, dove vengono costruite le navi da crociera più grandi del mondo, dall'altra si va verso Trieste, dall'altra ancora verso il resto d'Italia.
Provate a pensare a tutto il Mediterraneo, alla sua diversità e ricchezza ed alla diversità e ricchezza delle terre che bagna, sotto ogni punto di vista. Pensate alla Storia antica, alla potenza di Roma, alla storia medievale e moderna d'Europa. Pensate alle religioni, alle culture, ai migranti. Pensate a mille altri aspetti legati a questo mare immenso e cosa esso ha rappresentato e cosa rappresenta. Ecco, questo mare, nella sua parte settentrionale, “finisce” proprio in questo punto. E, sono convinto, il 99% di chi ci passa davanti, e magari ci è passato da una vita, non ci ha mai pensato o addirittura non l'ha mai saputo.

In quest'ottica diventa altrettanto importante la seconda caratteristica che sto per raccontarvi. Tanto più importante perché riguarda lo stesso fazzoletto di terra, che quindi si ritrova a possedere - ad aver sempre posseduto - non una ma due caratteristiche peculiari. L'Adriatico ha delle coste molto eterogenee. La parte nord-occidentale è formata da coste piatte e sabbiose, caratterizzate fra l'altro da alcune grandi lagune (Venezia, Marano, Grado) e completamente diversa dal tratto della costa orientale che si spinge fino al Montenegro: la vicinanza al mare di altopiani e rilievi forma qui una serie di promontori e penisole e mancano, per diverse centinaia di chilometri, fiumi che portino materiale detritico di alimentazione alluvionale, a causa della natura in prevalenza carsica della regione costiera. Quindi costa sassosa, senza sabbia. Viene subito in mente l'eterna diatriba: cosa preferisci al mare, sabbia o roccia? E, meno banalmente, si può pensare alle importanti conseguenze che hanno i due diversi tipi di paesaggio costiero sul clima e sugli ecosistemi.
Ebbene, ci dovrà essere un punto, o perlomeno un'area più o meno circoscritta, in cui si passa da una tipologia di costa all'altra. Forse avete già indovinato dove si trova. Sì, proprio tra Duino e Monfalcone, tanto che Sistiana può essere considerata l'ultima località balneare di una certa importanza della rocciosa costa orientale dell'Adriatico e Grado la prima della sabbiosa costa settentrionale e occidentale. Villaggio del Pescatore vicino a Duino, la spiaggia di Marina Julia a Monfalcone e la riserva naturale dell'Isola della Cona sono tre punti che offrono una buona visuale della rapida transizione tra una tipologia e l'altra.
Ebbene, ci dovrà essere un punto, o perlomeno un'area più o meno circoscritta, in cui si passa da una tipologia di costa all'altra. Forse avete già indovinato dove si trova. Sì, proprio tra Duino e Monfalcone, tanto che Sistiana può essere considerata l'ultima località balneare di una certa importanza della rocciosa costa orientale dell'Adriatico e Grado la prima della sabbiosa costa settentrionale e occidentale. Villaggio del Pescatore vicino a Duino, la spiaggia di Marina Julia a Monfalcone e la riserva naturale dell'Isola della Cona sono tre punti che offrono una buona visuale della rapida transizione tra una tipologia e l'altra.