
Per la terza volta nell'arco di una decina d'anni decido di fare una capatina a Lokve. E' uno di quei luoghi che mi fa rendere conto di quanto io sia fortunato a vivere in questo territorio. In una riproduzione in miniatura del mondo: paesaggi, climi, ecosistemi diversissimi fra loro che coesistono in poco più di un fazzoletto di terra.
Partendo dalla costa presso Sistiana / Duino bastano infatti una cinquantina di minuti scarsi per arrivarci. Passando per Gorizia, basta entrare in Slovenia per uno qualsiasi degli ex-valichi di confine nel cuore della città e puntare verso nord (Solkan) fino ad arrivare all'imbocco della salita che porta verso Monte Santo da una parte e la nostra meta dall'altra. Il paesaggio cambia quasi immediatamente e ci si ritrova presto in mezzo ad affascinanti distese di verde, tra dolci pendii e boschi dai colori bellissimi. E ci si stupisce di leggere l'indicazione dell'altitudine di 965 slm una volta arrivati a Lokve, quando magari poco più di un'ora prima eravamo appena usciti dall'acqua reduci da una nuotata nell'azzurro dell'Adriatico. Praticamente ora siamo in montagna. A testimoniarlo, appena arrivati, salta subito all'occhio la presenza di un paio di impianti di risalita. Infatti Lokve – che in italiano, con un termine ormai desueto, diventa Loqua – è stata per decenni ed è ancora una piccolissima località sciistica sconosciuta ai più. Ma forse è proprio questa scarsa notorietà che la rende così affascinante, avendo impedito quello sviluppo turistico ed edilizio tipico dei centri sciistici un po' più importanti.
Infatti sono convinto che la bellezza di Lokve stia proprio nel lasciare totale spazio alla Natura, tanto che anche il solo chiamarlo “paese” o “villaggio” è già troppo. Qualche casa ordinata, qualcuna lasciata andare, alcuni ruderi, un paio di alberghetti-pensioni, un paio di posti per mangiare, una segheria e, sopra una piccola altura, una chiesetta dedicata a Sant'Antonio da Padova. Non c'è altro, di antropico, di umano. Tutto il resto è un piccolo paradiso per gli escursionisti, i ciclisti e gli amanti della natura e del silenzio. Per chi, camminando tra i pochi edifici, si emoziona a scorgere magari in lontananza, sul fianco dell'altura, alcuni cavalli in libertà che trascorrono placidamente la giornata e per coloro che, nelle notti estive, rilassati in una sdraio e naso all'aria, vengono travolti dall'accecante bellezza della volta stellata, che ha proprio bisogno, per risaltare al meglio, dell'atmosfera tersa e del basso livello di illuminazione artificiale che possiamo trovare qui.
Che poi in realtà, sciatori, ciclisti ed escursionisti non sono gli unici sportivi che frequentano questi posti. Perché a pochissimi chilometri, all'altezza del villaggio di Trnovo, quindi sulla strada per tornare a Gorizia, c'è una altra perla nascosta, anzi nascostissima, dato che le indicazioni per raggiungerla in pratica sono quasi assenti. Uno spiazzo parcheggio dove lasciare l'auto e una camminata non lunga nel fitto del bosco e si arriva ad una radura in località Lijak, proprio all'estremità del ciglione che, con un dislivello di circa 500m, separa la selva di Ternova e l'altopiano dove si trova Lokve dalla valle sottostante. Qui c'è un formidabile punto di lancio per parapendio e deltaplani. Ma è un luogo da non perdere anche per tutti coloro che non praticano questi sport, e anche ad andarci nelle giornate in cui non ci sono lanci, perché – a patto di visitarlo al mattino quando il sole è alle spalle e magari muniti di un buon binocolo – il panorama che offre è veramente notevole. Nelle giornate terse si spazia con lo sguardo fino a Gorizia e oltre da una parte, fino a tutta la costa dall'altra, comprese Monfalcone e Grado. Boschi, villaggi, campi coltivati, un lago artificiale, la città, il mare: non manca nulla. Ancora una volta, troppo a portata di mano per farselo sfuggire. Come tantissimi altri luoghi più o meno noti a cavallo del confine.
Partendo dalla costa presso Sistiana / Duino bastano infatti una cinquantina di minuti scarsi per arrivarci. Passando per Gorizia, basta entrare in Slovenia per uno qualsiasi degli ex-valichi di confine nel cuore della città e puntare verso nord (Solkan) fino ad arrivare all'imbocco della salita che porta verso Monte Santo da una parte e la nostra meta dall'altra. Il paesaggio cambia quasi immediatamente e ci si ritrova presto in mezzo ad affascinanti distese di verde, tra dolci pendii e boschi dai colori bellissimi. E ci si stupisce di leggere l'indicazione dell'altitudine di 965 slm una volta arrivati a Lokve, quando magari poco più di un'ora prima eravamo appena usciti dall'acqua reduci da una nuotata nell'azzurro dell'Adriatico. Praticamente ora siamo in montagna. A testimoniarlo, appena arrivati, salta subito all'occhio la presenza di un paio di impianti di risalita. Infatti Lokve – che in italiano, con un termine ormai desueto, diventa Loqua – è stata per decenni ed è ancora una piccolissima località sciistica sconosciuta ai più. Ma forse è proprio questa scarsa notorietà che la rende così affascinante, avendo impedito quello sviluppo turistico ed edilizio tipico dei centri sciistici un po' più importanti.
Infatti sono convinto che la bellezza di Lokve stia proprio nel lasciare totale spazio alla Natura, tanto che anche il solo chiamarlo “paese” o “villaggio” è già troppo. Qualche casa ordinata, qualcuna lasciata andare, alcuni ruderi, un paio di alberghetti-pensioni, un paio di posti per mangiare, una segheria e, sopra una piccola altura, una chiesetta dedicata a Sant'Antonio da Padova. Non c'è altro, di antropico, di umano. Tutto il resto è un piccolo paradiso per gli escursionisti, i ciclisti e gli amanti della natura e del silenzio. Per chi, camminando tra i pochi edifici, si emoziona a scorgere magari in lontananza, sul fianco dell'altura, alcuni cavalli in libertà che trascorrono placidamente la giornata e per coloro che, nelle notti estive, rilassati in una sdraio e naso all'aria, vengono travolti dall'accecante bellezza della volta stellata, che ha proprio bisogno, per risaltare al meglio, dell'atmosfera tersa e del basso livello di illuminazione artificiale che possiamo trovare qui.
Che poi in realtà, sciatori, ciclisti ed escursionisti non sono gli unici sportivi che frequentano questi posti. Perché a pochissimi chilometri, all'altezza del villaggio di Trnovo, quindi sulla strada per tornare a Gorizia, c'è una altra perla nascosta, anzi nascostissima, dato che le indicazioni per raggiungerla in pratica sono quasi assenti. Uno spiazzo parcheggio dove lasciare l'auto e una camminata non lunga nel fitto del bosco e si arriva ad una radura in località Lijak, proprio all'estremità del ciglione che, con un dislivello di circa 500m, separa la selva di Ternova e l'altopiano dove si trova Lokve dalla valle sottostante. Qui c'è un formidabile punto di lancio per parapendio e deltaplani. Ma è un luogo da non perdere anche per tutti coloro che non praticano questi sport, e anche ad andarci nelle giornate in cui non ci sono lanci, perché – a patto di visitarlo al mattino quando il sole è alle spalle e magari muniti di un buon binocolo – il panorama che offre è veramente notevole. Nelle giornate terse si spazia con lo sguardo fino a Gorizia e oltre da una parte, fino a tutta la costa dall'altra, comprese Monfalcone e Grado. Boschi, villaggi, campi coltivati, un lago artificiale, la città, il mare: non manca nulla. Ancora una volta, troppo a portata di mano per farselo sfuggire. Come tantissimi altri luoghi più o meno noti a cavallo del confine.